IN FERRATA
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Scorcio verticale di ferrata |
La ferrata comincia subito
ripida e aggressiva, con una
roccia unta e pochissimi appigli che ci hanno messo subito sull'attenti, rivelando già dai primi metri con che cosa avevamo a che fare. Dalla prima parte del percorso attrezzato
si comprende subito la portata dell'escursione, che si mantiene su questo standard e diventa anche più difficile e se qualcuno non se la sentisse già dopo i primi metri, è consigliabile girarsi e tornare indietro.
La ferrata avanza su
pareti molto verticali e lisce, dove aggrapparsi al cordino diventa una necessità continua, che finisce per
stancare velocemente le braccia e la schiena.
L'altezza non è mai eccessiva, solitamente non si hanno più di venti o trenta metri di vuoto sotto i piedi, ma la roccia strapiombante e l'esposizione dei traversi rendono il percorso estremamente vertiginoso.
Mezzora circa dopo la partenza si raggiunge la cosiddetta "
traversata strapiombante",
il punto più difficile ed esposto di tutta la ferrata... anzi, di qualsiasi ferrata! Si tratta di una decina di metri di traverso lungo una parete verticale e strapiombante, completamente priva di appigli. L'attraversata si compie grazie ad un
sistema a "ponte doppio", che consiste in due cordini d'acciaio paralleli, uno per tenersi con le braccia, l'altro per appoggiare i piedi. Vertigini a parte, il vero problema della traversata è che
deve essere affrontata interamente a forza di braccia, con la roccia strapiombante che ti spinge con la schiena verso l'esterno e un cordino molle e traballante dove stare in equilibrio con i piedi. Non sarà quindi molto difficile per le persone con un buon tono muscolare, mentre rappresenterà
una vera e propria impresa per chi non dispone di molta forza e resistenza. Infatti nel nostro caso, mentre Luisa imprecava perché stava morendo di fatica e già a metà non ce la faceva più, Sony non capiva che bisogno c'era di fare tutto quel chiasso!
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Val San Nicolò, con lo sperone roccioso dei Maerins |
Subito dopo il traverso
termina il primo troncone di ferrata, che prosegue con un sentiero attraverso una macchia di boscaglia. Qui noi ci siamo fermati a riprendere le forze e i sensi e a rosicchiare qualche snack ammirando lo splendido panorama autunnale delle Dolomiti.
Il sentiero prosegue ancora per venti minuti circa passando ai piedi di pittoresche placche rocciose e
poi inizia la seconda parte di ferrata, che come difficoltà e come stile, assomiglia molto al primo tratto. La differenza maggiore è data dalla
temperatura: mentre il primo troncone risale le fredde pareti ventose di una gola rocciosa, sempre all'ombra,
la seconda parte è interamente esposta al sole; cosa che in ottobre, quando noi abbiamo fatto l'escursione, non ha rappresentato un grosso problema, ma potrebbe esserlo nei mesi estivi.
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Vista sul Catinaccio al termine della ferrata |
Passo dopo passo, moschettone dopo moschettone si raggiunge un'antro roccioso dove è incastonato il
libro di vetta, per chi volesse lasciare una dedica, e pochi metri dopo
la ferrata termina sulle verdi distese delle piste da sci degli impianti di Pozza di Fassa. Qui il paesaggio si fa ancora più incantato, perché oltre alla splendida val san Nicolò alle vostre spalle potrete ammirare le
spettacolari guglie dolomitiche del Catinaccio dritte davanti a voi. Noi siamo stati molto fortunati, perché abbiamo intrapreso l'escursione in una limpidissima giornata autunnale, dove un tripudio di colori rendeva il panorama assolutamente unico. In cima alla ferrata troverete il
rifugio Baita Cuz (2200m) con il suo simpatico gestore ad accogliervi e a consolare le vostre fatiche...
un consiglio: prendetevi il tempo di rilassarvi sulla soleggiata terrazza panoramica, sorseggiando una bibita e gustandovi il paesaggio, è pura magia!
DISCESA
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Punto panoramico Maerins, sulla val San Nicolò |
Dal rifugio Baita Cuz
procedete per alcuni metri in direzione ovest e dopo i ruderi di una vecchia baita seminterrata
troverete il sentiero per il ritorno. La traccia è molto panoramica e per il primo tratto pianeggiante, poi diventa più ripida e si abbassa sempre di più fino a inoltrarsi nuovamente nel bosco. Appena cominciata la discesa troverete un cartello che vi segnala il
punto panoramico Maerins, per chi vuole fare la deviazione si tratta di uno scorcio ampio e paesaggistico sulla val san Nicolò, con tanto di tavolo e panchina. Continuando la discesa, ad un certo punto
vi troverete ad un bivio non segnalato, dove un sentiero si dirama verso destra lasciando la traccia principale.
Imboccate il sentiero che si diparte verso destra (c'è una cartina fissa se volte controllare) e che continua nel bosco passando per le palestre di roccia, fino a raggiungere la strada asfaltata della val san Nicolò.
A questo punto
procedete lungo la strada asfaltata in direzione Pozza di Fassa ancora per qualche minuto,
fino a raggiungere il parcheggio dove avete lasciato la macchina, punto di conclusione dell'itinerario.
IMMAGINI
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